Aggiornamenti dal mondo odontoiatrico

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4 Ottobre 2024 RedazioneSalute0

Studi di settore mostrano come i casi di carie nei bambini siano in crescita, colpendo non solo i denti decidui (o denti da latte), ma anche quelli permanenti. Stando ai dati raccolti dal Ministero della Salute, si rileva la presenza di lesioni cariose per circa il 22% di bambini di 4 anni, per arrivare al 43% negli individui di 12 anni.

Cosa provoca la formazione di carie?

I batteri presenti nella bocca dei bambini si accumulano in modo naturale, andando a formare la placca, sostanza che contribuisce alla formazione di carie. Il caso di carie nei bambini è più frequente perché lo smalto dentale è più delicato di quello degli adulti. Di qui una maggiore percentuale di carie nei più piccoli. In questo articolo ci occuperemo di passare in rassegna alcuni metodi e consigli per prevenire e curare le carie nei più piccoli. 

Quali sono i rimedi per prevenire la formazione di carie?

Prima di parlare di cura delle carie, è bene focalizzarsi prima di tutto sui rimedi per prevenirle. Infatti, come nel caso di carie negli adulti, la cura delle carie richiede un costo anche in termini economici. La prevenzione è quindi importante non solo per mantenere in salute i denti, ma anche per evitare una spesa indesiderata.

Un’efficace misura di prevenzione riguarda la cosiddetta sigillatura dei solchi. Si tratta di una procedura con la quale si applica sulla superficie di masticazione dei denti una resina che impedisce ai batteri di penetrare all’interno del solco, riducendo così il rischio di carie. Questa soluzione necessita però di essere valutata col pediatra, che saprà consigliare la giusta soluzione. In ogni caso consigliamo, come sempre, una quotidiana pulizia dei denti nei bambini. Abbiamo condiviso in questo articolo alcuni consigli importanti sulla corretta igiene orale nei bambini.

Come si cura la carie nei bambini?

Nei casi in cui la carie si è formata, la cura dipende dalla parte del dente colpita: se solo lo smalto, la dentina o la polpa. Se è stato colpito solo lo smalto, si procede con l’asportazione del tessuto cariato e delimitare la parte sana, cui segue la ricostruzione della parte danneggiata. Nel caso in cui la carie raggiunge la dentina e la polpa dentale, sarà necessario eseguire la devitalizzazione. Infine, se il dente cariato è un dente da latte, l’intervento ha delle limitazioni. Questo perché i denti decidui hanno uno strato di smalto più sottile e saranno quindi maggiori le probabilità di dover devitalizzare il dente. 

Conclusioni

Ogni genitore desidera che i propri figli abbiano dei denti sani e forti. Per limitare i rischi, quindi, consigliamo sempre di prestare particolare attenzione nell’igiene orale quotidiana e programmare una visita dal dentista ogni sei mesi per un controllo.

Prenota la visita, scrivi a info@dentalassistancebreglia.it

 

 

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4 Ottobre 2024 RedazioneIgiene orale0

L’infiammazione delle gengive nei bambini è un problema da non trascurare. Infatti i bambini, come gli adulti, possono soffrire di gengivite e devono essere sensibilizzati sin dalla tenera età. Ricordiamo che la gengivite si forma a seguito di un accumulo di placca batterica che si genera a causa dei residui di cibo sui denti e sulla lingua, che non vengono adeguatamente eliminati con l’igiene orale. Se non rimossi, questi accumuli vanno a formare il tartaro il quale, ci teniamo a precisarlo, potrà essere eliminato unicamente dal dentista con un’apposita procedura.

Riconoscere i sintomi della gengivite nei bambini

Quando l’infiammazione delle gengive dei bambini è molto intensa, si verifica un sanguinamento gengivale o, nei casi più estremi, l’infezione si trasforma in parodontite.

Il primo passo consiste nel capire quale sia la causa scatenante delle gengive infiammate nei bambini, spesso dovuta alla scarsa igiene orale. Ci sono poi diversi sintomi che possono essere una spia che indica la presenza di gengive infiammate, e i genitori devono saper cogliere questi segnali quando si interagisce con i bambini. Il sintomo caratteristico della gengivite è l’infiammazione delle gengive. Si tratta di una reazione all’infezione causata dall’accumulo di placca sui denti. L’accumulo di placca batterica, come se non bastasse, genera un cattivo odore in bocca (la cosiddetta alitosi). Un altro sintomo tipico è il dolore, che si presenta al tatto. Se si notano le gengive gonfie, si consiglia di analizzare con delicatezza, così da valutare l’effettivo grado del problema.

Cosa fare quando i bambini hanno le gengive infiammate?

La prima e più importante regola per prevenire e curare l’infiammazione delle gengive è una corretta e responsabile igiene orale quotidiana (ne abbiamo parlato qui). Inserirla nella routine dei più piccoli è fondamentale, magari rendendola piacevole trasformandola in un gioco. 

Ecco qui qualche consiglio per praticare una buona igiene orale:

  1. Non dimenticarti di spazzolare la lingua e le pareti interne delle guance
  2. Prenotare una seduta di igiene orale dal dentista
  3. Non mangiare troppi dolci o caramelle

 

Prenota la seduta di igiene orale per la tua famiglia nel nostro Studio, saremo lieti di aiutarvi!

 

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4 Ottobre 2024 RedazioneSalute0

In questo articolo parliamo di un disturbo che interessa gli adulti, ma anche i bambini: il bruxismo notturno, un’abitudine che porta a digrignare – a livello inconscio – i denti durante il sonno. Si tratta di un disturbo piuttosto frequente, che colpisce 3 bambini su 10. Nella maggior parte dei casi scompare spontaneamente con la crescita, in concomitanza al completamento della dentizione permanente. 

È bene chiarire che, ad oggi, non è stata ancora individuata una motivazione scientificamente valida cui attribuire la comparsa del bruxismo. Può avere quindi una serie di concause che possono scatenare l’insorgere del bruxismo. Possiamo però affermare che è un disturbo involontario dovuto ai micro-risvegli, brevi e improvvise interruzioni del sonno. Nei bambini altre cause possono disturbare il sonno notturno, con l’effetto di moltiplicare i microrisvegli e determinando l’insorgenza del bruxismo. 

Quali sono le conseguenze del bruxismo notturno?

Solitamente il bruxismo notturno non presenta alcuna conseguenza. Nei casi più gravi può determinare l’usura dei denti decidui e, più raramente, di quelli permanenti. Si aggiungono disturbi ai muscoli respiratori con mal di testa, ma anche disturbi all’articolazione temporomandibolare.

Come capire se un bambino è affetto da bruxismo?

Prima di tutto bisogna capire se il bambino produce il caratteristico rumore dato dallo sfregamento dei denti. Il rumore sarà quasi metallico, difficile da confondere con altri suoni. Un altro sintomo è legato ad un maggiore livello di stanchezza rispetto al normale: come detto in precedenza, infatti, gli episodi di digrignamento si verificano in corrispondenza di microrisvegli, cosa che compromette la qualità del sonno.

I bambini – ma anche gli adulti – che soffrono di bruxismo potrebbero lamentare anche una sensazione di rigidità muscolare a livello dei muscoli masticatori, che viene erroneamente confusa col mal di testa. Il digrignamento, infatti, sottopone questi muscoli ad un notevole stress, con la conseguenza di avere una continua contrazione muscolare, che può causare questo tipo di sintomatologia.

Cosa fare se il bambino soffre di bruxismo notturno?

Il bruxismo è un fenomeno del tutto indipendente dalla volontà del bambino. Per risolvere il bruxismo, l’approccio terapeutico può essere multidisciplinare. Se la causa è da collegarsi alla malocclusione, una visita specialistica dall’odontoiatra è la scelta consigliata per farsi guidare nell’approccio al problema. Come nel caso degli adulti, si consiglia di intervenire con un bite o appositi apparecchi ortodontici, prima che sia completata la permuta dentaria. A proposito del bite, questo è una placca occlusale in resina da inserire fra l’arcata dentale superiore e quella inferiore. Certamente in questo caso è una buona soluzione, in quanto aiuta a mantenere il giusto spazio occlusale e rilassa i muscoli della mandibola.

Se hai riscontrato in tuo figlio dei sintomi simili a quelli presentati sinora, consigliamo una visita di controllo dal dentista, in modo tale da intervenire per gestire il problema. Per qualunque informazione e per prenotare la tua visita, scrivi a info@dentalassistancebreglia

 

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5 Maggio 2024 RedazioneSalute0

Avete mai sentito parlare di chirurgia ortognatica? L’obiettivo di questa branca dell’odontoiatria è quello di correggere eventuali anomalie delle mascelle per ottenere, oltre alla correzione della malocclusione, anche migliorie dal punto di vista estetico e della respirazione.

A chi si rivolge la chirurgia ortognatica

Si rivolge a quelle persone che presentano una masticazione scorretta, o arcate dentarie mal posizionate. La causa di quest’ultimo si può collegare a squilibri della crescita delle mascelle (mascellare superiore o mascellare inferiore) tali per cui non è sufficiente un solo apparecchio.

Si tratta di anomalie che possono creare una serie di problematiche dal punto di vista della masticazione, dell’estetica, della respirazione e della fonazione. Tra questi:

  • prognatismo con morso inverso
  • morso aperto (impossibilità a chiudere i denti)
  • russamenti
  • mandibola piccola e mento arretrato

Gli interventi vengono solitamente effettuati quando il paziente ha raggiunto l’età adulta. Questo perché si presuppone che le strutture ossee abbiano terminato la loro crescita. Ci sono però dei casi in cui queste operazioni vengono effettuate su pazienti più giovani.

In cosa consiste il trattamento con chirurgia ortognatica?

Il primo passo consiste nell’effettuare la diagnosi. L’ortodontista procede con uno studio accurato del viso, dell’occlusione dentale e delle radiografie del cranio. Successivamente si procede ad impostare un piano di trattamento ortodontico e chirurgico.

Si passa poi alla fase di ortodonzia preparatoria (da 6 mesi ad 1 anno), cui segue l’intervento chirurgico. Gli ultimi passaggi sono la fase di guarigione – circa 2 mesi – e l’ortodonzia di finitura, che richiede dai 3 ai 6 mesi.

Dove viene eseguita la visita?

La visita viene effettuata presso il nostro Studio, dove verranno calcolati i passaggi da eseguire sulla base dell’obiettivo che si vuole raggiungere.


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10 Aprile 2024 RedazioneEstetica0

Avete mai sentito parlare di rughe naso labiali e rughe della marionetta? Sono tra le tipologie più comuni di rughe. In questo articolo vedremo le peculiarità e le soluzioni offerte per risolvere (o ridurre, a seconda dei casi) la loro presenza sui nostri volti.

Cosa sono le rughe della marionetta?

Chiamate così come riferimento ai burattini, questa tipologia di rughe fa la sua comparsa agli angoli della bocca e del mento sotto forma di solchi verticali verso il basso, come naturale conseguenza dell’invecchiamento cutaneo. L’espressione pare diventare triste, imbronciata, proprio come quella dei burattini. 

Questa tipologia viene facilmente confusa con le rughe naso labiali, che vanno trattate in maniera diversa. Queste, però, sono dei piccoli solchi che, dalle narici, arrivano fino agli angoli della bocca. Diversamente, le prime partono dai bordi delle labbra, fino al mento.

Come si formano le rughe della marionetta?

La prima causa è senza dubbio il naturale invecchiamento della pelle. Con la progressiva diminuzione dell’attività delle sostanze a sostegno della pelle, la pelle comincia a “cedere” verso il basso, complice la forza di gravità. Senza contare i fattori genetici e i fattori esterni, che senza dubbio svolgono un ruolo di primo piano nella formazione delle rughe, non solo quelle che stiamo descrivendo ora.

I rimedi contro le rughe della marionetta

Se tra i rimedi naturali troviamo – come per il mantenimento della salute dentale – abitudini che comprendono una corretta alimentazione e idratazione, ci sono anche rimedi più invasivi, ma altrettanto efficaci, e in questo caso interviene la medicina estetica.

Tra le soluzioni più comuni, abbiamo il filler. Con questa soluzione, si procede tramite iniezioni nel derma di sostanze che hanno il compito di riempire e sostenere l’impalcatura della pelle. Il volto appare così più luminoso e fresco. Per maggiori informazioni, non esitare a contattarci

Ma passiamo ora a parlare della seconda tipologia di rughe: quelle naso labiali.

Cosa sono le rughe naso labiali?

Le rughe naso labiali altro non sono che linee verticali che si formano a partire dalla radice del naso fino ai lati della bocca, comprendendo a volte anche il mento. Meglio conosciute come rughe di espressione, si accentuano ogni volta che ridiamo o teniamo il broncio. 

Questa tipologia fa la sua comparsa prima comparsa intorno ai 30 anni, diventando sempre più evidenti con il passare degli anni. Anche in questo caso, le cause sono comuni alle altre tipologie di rughe (stress, fumo e alimentazione scorretta, per citarne alcune). 

Come prevenire le rughe naso labiali?

La prima regola – che vale anche per la salute dentale – è seguire un’alimentazione sana. Poi, evitare fumo ed alcool, che certo non aiutano la tanto desiderata pelle luminosa ed elastica.

Anche in questo caso, oltre i rimedi naturali, il filler con acido ialuronico si rivela un buon alleato per distendere l’epidermide, idratarla e donarle compattezza. Il trattamento è poco invasivo, non ha effetti collaterali, se non un leggero gonfiore che sparisce pochi giorni dopo.

Per evitare spiacevoli inconvenienti, questo tipo di interventi devono essere effettuati da un professionista con competenze riconosciute. In tal senso, lo Studio Dental Assistance offre un ampio ventaglio di servizi di Medicina estetica. Per saperne di più e prenotare il tuo appuntamento, scrivi a info@dentalassistancebreglia.it.

 

Dr. Clelia Breglia – Dental Assistance


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6 Aprile 2024 RedazioneEstetica0

Le rughe: uno dei segni più evidenti dell’invecchiamento cutaneo. Un processo del tutto naturale che comporta un cedimento delle strutture cutanee causate da una carenza di collagene, a sua volta dovuta all’estensione ripetuta di alcune zone della pelle. Capita spesso che molte persone, per attenuarle, ricorrano alla Medicina estetica, senza dubbio tra le soluzioni meno invasive attualmente impiegate. In questo articolo passeremo in rassegna alcune tra le tipologie di rughe trattate.

La loro comparsa – che risulta più evidente nella zona del viso – è strettamente collegata a fattori interni (o genetici), ed esterni, quali stress, un’accentuata mimica facciale, un’alimentazione squilibrata e il fumo. Quest’ultimo, come abbiamo già avuto modo di vedere, crea non pochi problemi anche dal punto di vista della salute dentale.

Questi appena elencati sono fattori esterni che hanno un certo ruolo nella formazione delle rughe. A questi si aggiunge anche il fattore tempo. Con l’avanzare dell’età, i fibroblasti presenti a livello del derma diminuiscono gradualmente la loro attività, con conseguente riduzione della sintesi di fibre elastiche, fibre collagene e glicosaminoglicani (che hanno la funzione di formare una sorta di impalcatura a sostegno della pelle). 

A questo processo si aggiunge una diminuzione della produzione di sebo, che determina l’assottigliamento del film idro-lipidico che riveste la cute e la riduzione dell’attività dei melanociti i quali, producendo minori quantità di melanina, rendono la pelle più sensibile ai radiazioni UV e quindi all’invecchiamento.

Quali sono le più frequenti tipologie di rughe?

Ebbene sì, ne abbiamo per tutti i gusti. Vediamo nel dettaglio quali sono le tipologie di rughe che compaiono con maggior frequenza.

  • Rughe d’espressione. La prova più evidente della quantità di emozioni passate sul nostro viso, si devono alla ripetuta contrazione dei muscoli superficiali. Le zone frontali e perioculari del volto sono i punti più tipici in cui si formano – ne sono un esempio le famose zampe di gallina.
  • Rughe sulla fronte. Sono rughe “mimiche”, causate in parte dalle espressioni facciali, e consistono di solchi sulla fronte o tra le sopracciglia.
  • Rughe da sonno. Diretta conseguenza dell’assunzione di particolari posizioni durante le ore notturne. Solitamente scompaiono poco dopo essersi alzati, ma con il tempo tendono a diventare permanenti.
  • Rughe naso labbiali. Sono quelle linee sottili intorno alla bocca e al naso che divengono più profonde e visibili (ne abbiamo parlato anche qui).

Come posso ritardare la comparsa delle rughe?

Oltre ai ritrovati nel campo dell’estetica, le soluzioni offerte riguardano anche l’iniezione di acido ialuronico direttamente nella zona interessata. Sebbene più invasiva, questa soluzione risulta maggiormente efficace. 

L’esperienza e le conoscenze acquisite dalla dr. Clelia Breglia nel campo della Medicina estetica, acquisite durante il suo Master in IAPEM, consentono di intervenire con soluzioni efficaci, assicurando ai pazienti un effetto naturale. Le soluzioni offerte spaziano dal più classico lip filler, per andare ad includere anche l’azione sulle rughe naso labiali, ma anche i filler contouring mandibolari. 



Dr. Clelia Breglia – Dental Assistance


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22 Dicembre 2023 RedazioneEsteticaSalute0

Esistono diverse branche dell’ortodonzia, che si occupano di intervenire sul paziente e risolvere problemi legati alla salute del cavo orale. In questo articolo parleremo di ortodonzia intercettiva, in cosa consiste e quali sono i vantaggi in termini di salute

Cos’è l’ortodonzia intercettiva?

L’ortodonzia intercettiva è la branca dell’odontoiatria focalizzata sul trattamento dei problemi di malocclusione dei pazienti in età pediatrica. Il suo scopo è quello di diagnosticare e trattare eventuali alterazioni nella crescita e nello sviluppo delle ossa mascellari dei bambini, non appena questi si presentano. Infatti, i trattamenti di ortodonzia intercettiva non riguardano soltanto l’estetica ma, più importante, prevengono problemi legati alla salute orale. In tal senso, agire preventivamente consente di evitare l’aggravarsi del problema in età adulta, che richiederebbe trattamenti ortodontici più lunghi e dispendiosi.

Ortodonzia intercettiva: a quale età è possibile intervenire

Grazie alle moderne tecnologie ortodontiche, è possibile intervenire anche su pazienti di età compresa tra i 6 e i 9 anni. Intervenire in questa fase permette allo specialista di affiancare il paziente durante la fase di crescita, guidare il corretto sviluppo della struttura maxillo-facciale e correggere eventuali anomalie. Inoltre, agire a questa età può risultare utile l’estrazione strategica di denti decidui, per favorire l’eruzione dei corrispondenti denti permanenti. 

Uno dei vantaggi dell’ortodonzia intercettiva in questa fascia di età consiste nella tendenza dei bambini a rispondere molto bene ai trattamenti ortodontici. A ciò si aggiunge il fatto che le loro ossa sono ancora in fase di crescita, e quindi facilmente modellabili rispetto a quelle di un adulto. Questo dà la possibilità di raggiungere risultati soddisfacenti sia dal punto di vista estetico, che funzionale.

Ortodonzia intercettiva: alcuni esempi di utilizzo

Vediamo ora qualche esempio pratico in cui l’ortodonzia intercettiva si rivela un valido alleato per la salute dentale:

  • il “palato stretto”. Si tratta di un difetto estetico particolarmente frequente, che comporta una carenza di spazio necessario per i denti permanenti nell’arcata superiore. In questo caso, la fase di cura ha lo scopo di espandere il palato e reperire lo spazio necessario al completamento della permuta. Questa prima fase rappresenta un prerequisito fondamentale, senza il quale un’eventuale seconda fase di trattamento ortodontico sarebbe più complessa.
  • Inversione anteriore del morso in dentatura decidua. Definita in termini tecnici “classe III”, si ha quando gli incisivi inferiori chiudono davanti ai superiori. Questo tipo di malocclusione può beneficiare di un trattamento precoce, cui seguirà un secondo trattamento in dentatura permanente o al termine della crescita scheletrica.

 

Conclusioni

Non solo estetica. Ricorrere a trattamenti di ortodonzia intercettiva ha uno scopo soprattutto funzionale.

La maggior parte dei trattamenti odontoiatrici per i bambini hanno l’obiettivo di preparare l’ossatura e la dentatura all’emergere dei denti permanenti, facendo in modo che questi abbiano il posizionamento e il livello di salute adatti ad una crescita corretta. Questo tipo di trattamenti è fondamentale anche per ridurre in maniera significativa il rischio di patologie o la necessità di terapie in età adulta.

La prevenzione in tema di salute del cavo orale è una delle tematiche per noi più importanti, che cerchiamo di trasmettere a tutti i nostri pazienti, grandi e piccini. Il nostro Studio si occupa di garantire un risultato ottimale, che si traduce in un maggior livello di salute dentale, ma anche un valido investimento.

Per prenotare la visita, chiamaci al numero 02 324486

 

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24 Giugno 2023 RedazioneSalute0

Devi mettere un impianto dentale, ma il dentista ha detto che prima bisogna procedere con la rigenerazione ossea? Nulla di troppo complicato: si tratta di un intervento che prevede l’inserimento di un particolare materiale sotto la gengiva, utile a stimolare la crescita di nuovo osso nei punti in cui è carente. Al termine del processo, avrai osso mascellare sufficiente per accogliere l’impianto dentale.

A questo punto sorge una domanda: “Cos’è questo “materiale particolare” di cui si parla?” A dire il vero, esistono 3 tipi diversi di materiale, suddivisi in base alla loro origine. Vediamoli insieme.

Materiale di rigenerazione ossea di origine animale

L’osso per la tua rigenerazione può essere prelevato da animali, come ad esempio bovini e suini. Queste specie sono state selezionate perché mammiferi, geneticamente più vicini all’essere umano. Questa caratteristica fa in modo che al loro interno esistano gli “ordini” che permettono di formare al meglio il nuovo osso mascellare.

Sebbene possa far sorgere qualche dubbio circa il loro impiego, si tratta di tessuti ossei che vengono trattati, disinfettati e sterilizzati. Non esiste quindi la possibilità di trasmissione di malattie infettive.

In aggiunta, è un osso proveniente da esseri viventi simili a noi, e quindi ha proprietà che favoriscono un migliore rimodellamento all’interno dei tessuti umani. Si tratta comunque di una soluzione non priva di svantaggi: non trattandosi di un osso di origine umana, si trasformerà solo parzialmente.

Materiale di rigenerazione ossea di origine sintetica

L’osso di origine sintetica può essere realizzato in laboratorio, o essere estratto da metalli/organismi presenti in natura. Il suo utilizzo permette una guarigione rapida, perché si trasforma in osso in tempi brevi. In aggiunta, si tratta di un materiale presente in quantità illimitata. Senza dubbio un vantaggio, nel caso vi sia bisogno di grandi rigenerazioni.

Di contro, l’osso sintetico non ha le caratteristiche biologiche che stimolano l’osso a rigenerarsi in modo consistente. Questo perché, non essendo un materiale “vivo”, non possiede le proprietà che danno l’ordine al tuo osso di trasformarsi. Un altro svantaggio dipende dal fatto che l’impianto verrà inserito in qualcosa che è osso solo in minima parte.

Materiale di rigenerazione ossea di origine umana

Veniamo ora all’ultima soluzione. L’impiego di tessuti ossei di origine umana possono essere usati con efficacia in questo tipo di trattamenti. Come per i tessuti di origine animale, anche qui non c’è il rischio di trasmissibilità di malattie, e soprattutto sono stati imposti dall’Unione Europea rigidi standard di sterilizzazione.

Da dove si prendono le porzioni di osso umano? In questo caso possono provenire da un’apposita banca (osso omologo) o da una parte del tuo corpo (osso autologo). Nel primo caso, il vantaggio principale è che l’osso non viene prelevato da una parte del corpo del paziente. Trattandosi poi di materiale umano, è perfettamente compatibile con l’osso del paziente, ma soprattutto i tempi di guarigione sono più brevi.

Nel secondo caso, invece, l’osso viene estratto da una parte del corpo dove ce n’è in abbondanza (es. dalla tibia o dall’anca). Il vantaggio è che si tratta di un osso del proprio corpo, quindi compatibile al 100%. Anche qui, però, ci sono degli svantaggi. Se nei casi precedenti basta un solo intervento, qui ne servono due, il prelievo e l’innesto, con il risultato di avere maggiore fastidio.

Quale materiale è il migliore in questi casi?

Ora che abbiamo passato in rassegna le varie soluzioni, viene da domandarsi quale sia la più efficace. In questo caso, sarà compito del professionista valutare la soluzione migliore del caso, poiché ogni paziente è diverso, e non vale sempre la stessa soluzione per tutti.

Questo argomento ti ha incuriosito? Per saperne di più, rimani aggiornato o prenota un appuntamento in Studio, ti aspettiamo!

 

Dr. Clelia Breglia – Dental Assistance






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