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Spesso leggiamo diversi articoli sugli effetti e le misure per garantire denti in salute, ma raramente si spiegano i passaggi concreti da seguire durante l’igiene orale quotidiana. Un aspetto da non trascurare durante la fase di crescita dei bambini è lo sviluppo di una corretta abitudine riguardo l’igiene orale quotidiana. Si dovrà insegnare loro la quantità di dentifricio da utilizzare, il corretto uso dello spazzolino, ma anche incentivare l’assunzione di cibi sani. Si tratta di fattori che aiutano a prevenire la formazione di patologie come, ad esempio, gengivite e carie dentali.

I passaggi dell’igiene orale quotidiana

La salute del cavo orale passa dunque attraverso una corretta pulizia dei denti prevede pochi e semplici passaggi, validi sia per i bambini, che per gli adulti.

Preparazione

Si prende lo spazzolino e si mette sopra una piccola quantità di dentifricio. A tal proposito, il Ministero della Salute consiglia di utilizzare un quantitativo minimo, all’incirca della grandezza di un pisellino (quantità indicata per bambini di età maggiore ai 6 anni).

Spazzolamento.

Per spazzolare bene, si consiglia di iniziare dalle zone posteriori dell’arcata dentale superiore (palatale). Procedete verso le zone anteriori con movimenti dall’alto verso il basso coinvolgendo anche le gengive, quindi dal rosa (gengive) al bianco (denti). In questo modo si raccoglie placca e la si “lancia” verso la lingua e svuotare così il solco gengivale. Continuate con questo movimento fino ad arrivare agli incisivi centrali.

Stessa logica per la zona controlaterale, dalle zone posteriori e arrivare agli incisivi centrali. Questo perché se si fa movimento di inversione del polso per arrivare dietro dall’altra parte, si salta quasi sicuramente la parte curva (canino, premolare, incisivi laterali).

Nelle zone centrali bisogna mettere lo spazzolino in posizione verticale e si spazzola ogni dente. I movimenti fin qui descritti valgono anche per l’arcata inferiore. Si parte dalle zone posteriori e si arriva avanti. Il movimento sarà lo stesso, sempre dal rosa al bianco, ma questa volta il movimento sarà dal basso verso l’alto. Le parti occlusali (piatte), infine, si spazzolano normalmente strofinandole.

Risciacquo.

Una volta finito si può sciacquare, non dimenticando di pulire la lingua con movimenti che vanno a raccogliere la placca. Si raccomanda di non andare fino in fondo alla lingua. Questo perchè c’è un programma di auto-detersione dell’organismo che fa in modo che la lingua si pulisca da sola.

Pulizia dello spazzolino.

L’ultimo passaggio prevede di lavare lo spazzolino e asciugarlo, anche con un pezzo di carta, in modo da evitare che l’umidità favorisca la proliferazione batterica.

Incentivare bambini e adolescenti a prendersi cura dei loro denti.

Avere un cavo orale in salute porta benefici anche in termini di benessere generale ed estetico. Riguardo quest’ultimo punto, per incentivare i bambini ed adolescenti a prendersi cura dei loro denti può essere utile far leva su questo fattore, in quanto una dentatura sana può aiutarli a sentirsi sicuri di sé. Non bisogna poi tralasciare la valenza comunicativa e sociale del sorriso, che certamente influisce sul benessere psicologico e le relazioni sociali.

 

Dr. Clelia Breglia – Dental Assistance


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9 Dicembre 2024 RedazioneSalute0

Devi sostituire un dente mancante o malato con un impianto dentale? Il tuo dentista ti avrà spiegato che quest’ultimo è una protesi che consiste di una radice artificiale inserita nell’osso mascellare. Sopra di essa viene connesso un perno, su cui si posiziona la corona, ovvero la parte esterna del nuovo dente. La corona può essere cementata o avvitata sul perno. Scopriamo insieme le differenze, i vantaggi e gli svantaggi di queste due soluzioni.

Corona cementata: definizione

Quando la corona è cementata, le tre strutture implanto-protesiche (impianto, perno e corona) sono separate. L’implantologo dovrà avvitare il perno all’interno dell’impianto, e successivamente l’odontotecnico costruirà la corona dentale sopra di esso. La corona viene poi incollata al perno con un cemento semi-provvisorio o semi-definitivo.

La scelta del cemento semi-provvisorio dipende dal fatto che, nel caso in cui si utilizza un cemento completamente provvisorio, questo si scioglierebbe velocemente, causando il distacco precoce della corona. Non è nemmeno un cemento definitivo, per consentire al dentista di rimuovere facilmente la corona in futuro per pulire la testa dell’impianto.

Vantaggi e svantaggi della corona cementata

Vantaggi

  • assenza di fori di connessione (che sono invece presenti nel caso della corona avvitata).
  • la corona può essere posizionata senza andare a compromettere l’estetica del sorriso. Questo non è sempre possibile con le protesi avvitate, poiché il foro di connessione deve essere chiuso con un’otturazione in composito che può usurarsi e cambiare colore nel tempo.
  • se hai diversi impianti in bocca che non sono paralleli tra loro, avvitare un ponte su di essi può diventare impossibile. Tuttavia, cementando le corone su perni paralleli tra loro, la protesi può adattarsi perfettamente.

Svantaggi

  • difficoltà nel pulire il cemento. Spesso la corona deve essere posizionata sotto la linea della gengiva per nascondere il perno in metallo, rendendo difficile la rimozione completa del cemento. Questo può causare infiammazioni e infezioni;
  • difficoltà nella rimozione della corona. Per rimuovere una corona cementata, il dentista deve utilizzare un piccolo martello pneumatico per picchiettare energicamente. Se la protesi è molto precisa, può essere difficile da rimuovere anche con l’anestesia. Questo diventa ancora più difficile se la corona deve essere rimossa per riavvitare un perno allentato.

Cos’è la corona avvitata

Una corona avvitata su impianti si riferisce a quando il perno e la corona sono uniti insieme con un cemento permanente, formando un blocco unico. La protesi dentaria ha un foro al suo interno che consente alla vite del perno di avvitarsi all’impianto dentale. Questo foro viene poi coperto con del composito per nascondere la vite metallica all’interno della protesi, soprattutto in zone estetiche.

Pro e contro della corona avvitata

Vantaggi

  • una manutenzione più facile. La corona avvitata facilita la pulizia periodica degli impianti poiché basta rimuovere il tappo in composito, svitare il perno e l’impianto è a disposizione del dentista;
  • non viene impiegato il cemento. Un altro vantaggio di questa soluzione è che non è necessario utilizzare cementi in zone profonde sotto la gengiva. Ciò riduce il rischio di infiammazioni e infezioni rispetto alla corona cementata.

Svantaggi

  • il foro in composito. Dopo aver posizionato la corona, il foro al suo interno viene chiuso con del composito, un materiale che può consumarsi e ingiallirsi nel tempo. Se l’impianto è posizionato in zone poco visibili della dentatura, questo non è un problema. Se invece gli impianti sono nella parte anteriore della bocca e molto inclinati, il foro può essere facilmente notato;
  • è impossibile avvitare con impianti non paralleli. Se gli impianti sono inseriti in modo non parallelo per ragioni anatomiche, non sarà possibile avvitare perno e corona insieme. Si può applicare, in questo caso, un riduttore (MUA) per rendere parallela la parte superiore dell’impianto e consentire l’avvitamento della protesi.

Corona avvitata o cementata: qual è la soluzione migliore?

La scelta della soluzione più idonea dipende dalla situazione clinica del paziente e della valutazione del dentista.

 

Per maggiori informazioni, contattaci chiamando il numero 02 324486 o compilando il form sul nostro sito.

 

Dr. Clelia Breglia – Dental Assistance


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9 Dicembre 2024 RedazioneSalute0

Capita spesso che molti pazienti siano terrorizzati dall’idea di mettere un impianto dentale. Una delle paure più diffuse, però, sono le possibili complicanze che possono verificarsi dopo l’intervento. Paura di un possibile rigetto, l’allergia, ma anche la paura del dolore o quella di ritrovarsi gonfiori e lividi. Date queste paure iniziali, è importante informare i nostri pazienti per aiutarli ad affrontare con serenità questa tipologia di intervento. A tal proposito, con questo articolo affronteremo il tema delle complicanze post chirurgiche tardive nell’implantologia dentale. Ma prima di tutto: cos’è un impianto dentale?

Cos’è un impianto dentale

Un impianto dentale è una piccola vite in titanio che viene fissata chirurgicamente nell’osso mascellare e/o mandibolare, per sostenere un dente artificiale. Una volta installata, è possibile installare uno o più denti sostitutivi sull’impianto.
Sebbene questo tipo di operazioni presentino un alto tasso di successo, un 5-10% degli impianti tende a fallire subito dopo o dopo alcuni mesi. Le cause sono varie, ad esempio:

  • malattia gengivale. Le gengive sane sono un criterio di elezione imprescindibile per la chirurgia implantare. Un’infezione non trattata potrebbe svilupparsi attorno all’impianto e portare al suo fallimento.
  • fumo. Abbiamo già parlato in precedenza dei danni che il fumo può causare alla salute del cavo orale. In questo caso, il fumo contribuisce anche a limitare il flusso sanguigno alle gengive, rallentando il processo di guarigione.
  • osso insufficiente. In mancanza di una certa quantità di osso sano, il dentista non può posizionare chirurgicamente l’impianto, rendendo necessario il ricorso all’osso sintetico

Complicanze degli impianti dentali: la perimplantite

Un’ulteriore causa che può determinare il fallimento dell’intervento di implantologia è la perimplantite, o malattia perimplantare.

Con perimplantite intendiamo un processo infiammatorio che interessa i tessuti attorno all’impianto, con probabile origine batterica. Opera soprattutto a livello superficiale, con il tessuto gengivale che si presenta infiammato e dolorante. Nei casi in cui il paziente non cura a dovere la propria igiene orale, e trascura i controlli dal dentista, l’infiammazione potrebbe progredire in profondità. In questo caso verrebbe coinvolto anche il tessuto osseo su cui l’impianto è osteointegrato. Si determina così la perdita del supporto all’impianto, portando alla perdita di quest’ultimo. sarà quindi più difficile inserire nuovi impianti, e si renderà necessario il ricorso a rigenerazioni ossee, col risultato di allungare i tempi di guarigione (ma anche di avere maggiori costi).

In ogni caso, se scoperta precocemente, una seduta di igiene orale professionale – accompagnata da un’igiene orale domiciliare adeguata – contribuirà senz’altro a curare la perimplantite.

Il rigetto in implantologia

All’inizio di questo articolo abbiamo accennato alla paura del rigetto. Diventa doveroso in questo caso affermare che il rigetto degli impianti non esiste. Questo perché non si parla di un tessuto vivente con i propri antigeni, ma di una vite di titanio, che è di un materiale inerte.

Come evitare le possibili complicanze degli impianti dentali?

Per evitare complicanze, è buona norma affidarsi a professionisti specializzati in implantologia che si avvalgono di materiali di prima qualità. Conviene, inoltre, seguire scrupolosamente le istruzioni di igiene orale domiciliare e seguire la terapia farmacologica prescritta.

Si aggiungono a questo anche i controlli periodici, per diagnosticare per tempo l’eventuale comparsa della perimplantite.

Cosa aspettarsi durante un intervento di implantologia

L’intervento di implantologia dentale è un piccolo intervento chirurgico indolore, in quanto, prima dell’intervento, viene eseguita un’anestesia locale.
Provare dolore nei giorni immediatamente successivi all’intervento è del tutto normale. La gengiva può presentarsi gonfia, soprattutto dove sono stati posizionati i punti. per tenere sotto controllo il dolore post operatorio, sarà fondamentale seguire una terapia antinfiammatoria.

Per avere maggiori informazioni o prenotare un controllo nel nostro Studio, chiama al numero 02 324486. Saremo lieti di offrire il nostro consulto.

 

Dr. Clelia Breglia – Dental Assistance


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9 Dicembre 2024 RedazioneEsteticaSalute0

“Devo assolutamente andare dal dentista”. Quante volte abbiamo sentito dire o abbiamo detto questa frase? Ognuno ha le sue esigenze, che variano da paziente a paziente, così come i trattamenti da eseguire. Scopo dell’ortodonzia è quella di correggere i difetti di dentizione, per garantire un sorriso curato e migliorare l’occlusione (ed avere quindi i denti dritti). Per raggiungere questo obiettivo, si ricorre all’impiego di apparecchi ortodontici e trattamenti mirati a migliorare la salute orale del paziente.

In poche parole, si tratta di una serie di soluzioni che offrono miglioramenti i quali influiscono positivamente su gesti quotidiani importanti, come la respirazione, la deglutizione e la fonetica.

Quali sono le tecniche maggiormente impiegate? I trattamenti ortodontici si avvalgono soprattutto dell’impiego di diversi diversi strumenti, tra cui:

L’ortodonzia per bambini ed adulti

Per risolvere i problemi di posizionamento dei denti, è ideale intervenire il prima possibile, dato che alcuni trattamenti ortodontici sono più efficaci se iniziati durante l’età dello sviluppo. In questa fase, infatti, i denti e le ossa del viso sono ancora in crescita. Tramite le giuste terapie ortodontiche è possibile non solo assicurare un sorriso regolare, ma garantire anche uno sviluppo armonico delle ossa del viso.

Detto questo, è possibile intervenire anche quando il paziente ha raggiunto la fase adulta. Per loro si può scegliere di optare per soluzioni più discrete scegliendo, ad esempio, apparecchi removibili e trasparenti.

Ci occupiamo di migliorare la salute orale dei nostri pazienti. I pazienti che si rivolgono al nostro Studio hanno la sicurezza di essere seguiti nelle varie fasi dei trattamenti utili a migliorare la salute del loro cavo orale. La dr. Clelia Breglia, coadiuvata dai professionisti che lavorano nello Studio, si occupa di mettere al loro servizio l’esperienza maturata in anni di lavoro e il supporto di strumenti all’avanguardia.

Per prenotare la tua visita, chiama al numero 02 324486 o compila il form.

 

Dr. Clelia Breglia – Dental Assistance


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9 Dicembre 2024 RedazioneSalute0

Hai mai fatto una radiografia panoramicaTi sarà capitato, durante una visita dal dentista, di dovervi sottoporre a delle radiografie che, nella pratica, serve a scattare diverse fotografie al cavo orale. In questo articolo, spiegheremo a cosa serve e le principali finalità del processo.

Radiografia panoramica: definizione

La radiografia panoramica, definita in maniera tecnico-scientifica ortopantomografia, è una metodica di diagnostica per immagini che permette di apprezzare radiograficamente il cavo orale del paziente nella sua totalità. È un trattamento totalmente indolore e confortevole per il paziente. Svolge la funzione di rilevare tutte le arcate dentarie superiori e inferiori, ma anche alcune componenti ossee della parte inferiore del massiccio facciale. In altri termini, si tratta di una radiografia bidimensionale, che serve a far vedere – bidimensionalmente appunto – la situazione del cavo orale

Rispetto ad una rx endorale, quindi specifica del settore dentale che interessa, l’ortopantomografia risulta essere meno precisa, rispetto alle endorali che invece sono più precise. La principale finalità della radiografia panoramica è quella di fornire una valutazione iniziale del cavo orale del paziente, quindi disporre di una visione totale della bocca.

Come si effettua una radiografia panoramica

La radiografia panoramica viene effettuata, infine, mediante l’impiego di attrezzature specifiche, presenti nella maggior parte dei casi in strutture preposte, o in alcuni studi dentistici. Per utilizzare il macchinario bisogna essere in possesso di un’apposita certificazione, della quale il nostro Studio dispone. Una volta completato il procedimento, grazie alle moderne tecnologie è possibile apprezzare il cavo orale del paziente dallo schermo del pc. 

 

Assicurare un servizio completo ed efficiente ai nostri pazienti è una priorità, per questo lo Studio Dental Assistance si avvale di attrezzature all’avanguardia che permettono di offrire un servizio di primo livello, nonché assicurare il perseguimento del nostro obiettivo, vale a dire la salute del cavo orale dei pazienti.

Per ulteriori informazioni o per prenotare la tua visita, chiama il numero 02 324486. Ci trovi nella nostra sede di p.zza Firenze, 21, 20149 Milano MI. Ti aspettiamo!

 

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8 Novembre 2024 RedazioneSalute0

In un precedente articolo abbiamo introdotto il tema dei canini inclusi. Si tratta di un fenomeno che comporta la mancata discesa del canino definitivo, problema che richiede un certo trattamento. In questo articolo passeremo in rassegna le varie tecniche impiegate per trattare risolvere il fenomeno del canino incluso, distinguendo tra le soluzioni adottate per i pazienti con i denti in fase di crescita, e le soluzioni per i pazienti con i denti permanenti.

Trattamenti per i pazienti in fase di crescita

Cominciamo con i principali trattamenti per i pazienti in fase di crescita utilizzati per risolvere i canini inclusi. La prima soluzione è togliere il canino da latte. Nei casi in cui la corona del canino incluso si trova tra la radice dell’incisivo del premolare e quella dell’incisivo laterale, la soluzione adatta è quella di estrarre il canino da latte. Adottando questa soluzione, si ha il circa il 60% di probabilità che il dente scenda da solo. Non sarà quindi necessario procedere con altri interventi. Questo non è però valido quando il canino incluso ha un’inclinazione accentuata, poiché togliere il dente da latte non sarebbe sufficiente a far uscire spontaneamente il canino.

Una seconda soluzione riguarda l’estrazione del canino da latte e il premolare. Questo perché di solito l’ultimo dente a scendere in ordine di tempo è il canino, preceduto dal premolare. Significa che il primo si trova più in alto all’interno dell’osso, mentre il secondo più in basso. Questa posizione fa sì che, quando c’è poco spazio, il premolare possa impedire al canino definitivo di scendere in maniera corretta. In questo caso, si procede con l’estrazione del canino e del premolare da latte, in modo da creare un varco in cui il premolare uscirà più velocemente, così come il canino che disporrà di uno spazio adeguato per fuoriuscire senza problemi.

La terza soluzione è quella di allargare le basi ossee della mascella (o della mandibola). Si renderà necessario, in questo caso, un trattamento ortodontico con allineatori. Questo serve a creare lo spazio necessario per permettere al canino di fuoriuscire senza problemi. Alle volte, questa alternativa potrebbe non rivelarsi insufficiente, e sarà quindi necessario togliere il canino e/o il molare da latte. A questo punto si verrà a creare un tragitto più facile per il dente, ma anche maggiore spazio affinché possa fuoriuscire senza problemi.

Pazienti con dentizione permanente

Ma passiamo ora ad elencare alcune soluzioni per i pazienti che hanno già tutti i denti definitivi (ad eccezione dei canini inclusi). In questo caso, la soluzione da adottare dipende dalla causa che ha portato il canino a non uscire correttamente. Vediamole nel dettaglio.

  • Il canino non è uscito per mancanza di spazio. In questo caso l’approccio corretto è allargare le basi ossee tramite gli apparecchi ortodontici, poi togliere il canino da latte. Una volta concluso questo passaggio, dopo un periodo di 6 mesi si valuta la situazione. Se si è venuto a creare uno spazio sufficiente, il canino potrà uscire da solo. 
  • Il canino non è uscito perché mal posizionato verso il palato. La soluzione migliore è quella di recuperarlo tramite una particolare terapia ortodontica. Tramite una radiografia tridimensionale (la cone beam), si procede con l’individuare la posizione esatta del canino, per poi eseguire un intervento chirurgico in cui rimuoviamo la gengiva che ricopre la corona del canino incluso e applicare su di essa un attacco ortodontico. Successivamente, si mette una medicazione che impedisce alla gengiva di richiudersi e si attende alcuni mesi. Nella maggior parte dei casi questa manovra è sufficiente a favorire l’uscita spontanea del canino. Se questa soluzione non dovesse bastare, si opta per un recupero del canino tramite un apparecchio ortodontico.
  • Un ultima situazione riguarda quella in cui il canino incluso è rivolto verso l’esterno. Il canino incluso è posizionato verso la guancia o il labbro. La gengiva interna ed esterna hanno caratteristiche opposte: la prima più robusta, la seconda più delicata. Tagliare la gengiva esterna sarebbe controproducente, poiché si verificherebbero infiammazioni e ritiri gengivali. La soluzione è quindi quella di operare a “cielo chiuso”. Ciò vuol dire eseguire un intervento chirurgico per scoprire la corona del canino e su di essa agganciare una catenella metallica. In seguito, si procede col tirare piano il canino tramite l’ausilio della catenella. In questo modo, dopo alcuni mesi, il dente potrà uscire dalla gengiva senza creare danni.

 

Se hai bisogno di un consulto per conoscere lo stato di salute del cavo orale, prenota il tuo check-up odontoiatrico chiamandoci al numero 02 324486.

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8 Novembre 2024 RedazioneSalute0

Avete mai sentito parlare dei canini inclusi? Si tratta di una particolare condizione per cui uno o più canini definitivi non riescono a spuntare dalla gengiva durante il periodo di crescita. L’indizio fondamentale è la mancata caduta dei denti decidui (comunemente noti come denti da latte), ma vediamo anzitutto quali sono le cause e i sintomi di questa condizione.

Cause e sintomi dei canini inclusi

Una delle cause ricorrenti quando si parla di canini inclusi è senza dubbio il palato stretto. Questo perché le dimensioni del palato impediscono l’eruzione del dente per una mancanza di spazio per accogliere i denti definitivi. Se non opportunamente trattato, la mancata risoluzione del problema dei canini inclusi può portare all’insorgenza di una malocclusione.

In questo senso, intervenire in tenera età è fondamentale per risolvere il problema più velocemente e in maniera più semplice. Trattare i canini inclusi durante l’infanzia permette, infatti, di ottenere ottimi risultati con una terapia poco invasiva, cosa che non è invece possibile in adolescenza o in età adulta. Se i canini definitivi restano all’interno della gengiva anche in età adulta, questi possono provocare complicazioni quali, ad esempio, una riduzione dell’arcata dentale, la formazione di cisti follicolari, riassorbimento del canino. 

Come curare i canini inclusi

Una terapia ortodontica intercettiva è la soluzione adatta al caso. Lo scopo principale è l’allargamento del palato e l’espansione delle arcate dentali in modo da favorire l’eruzione spontanea del canino. In età adolescenziale si possono trattare i canini inclusi attraverso l’estrazione del canino da latte ed una eventuale incisione gengivale per favorire l’eruzione del canino definitivo. Una fase successiva riguarda la terapia ortodontica con apparecchio fisso per riallineare i denti.

Consigliamo di non attendere l’età adulta per risolvere il problema. Questo perché il canino incluso potrebbe essere compromesso, o la conformazione mascellare ormai definita potrebbe impedire di ricavare spazio necessario all’eruzione del canino e il suo posizionamento corretto. 

Sarà compito del dentista valutare la situazione in base al caso. Per un consulto, o per maggiori informazioni, contattateci alla mail info@dentalassistancebreglia.it, saremo lieti di fornire tutte le informazioni necessarie.

 

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4 Ottobre 2024 RedazioneSalute0

Studi di settore mostrano come i casi di carie nei bambini siano in crescita, colpendo non solo i denti decidui (o denti da latte), ma anche quelli permanenti. Stando ai dati raccolti dal Ministero della Salute, si rileva la presenza di lesioni cariose per circa il 22% di bambini di 4 anni, per arrivare al 43% negli individui di 12 anni.

Cosa provoca la formazione di carie?

I batteri presenti nella bocca dei bambini si accumulano in modo naturale, andando a formare la placca, sostanza che contribuisce alla formazione di carie. Il caso di carie nei bambini è più frequente perché lo smalto dentale è più delicato di quello degli adulti. Di qui una maggiore percentuale di carie nei più piccoli. In questo articolo ci occuperemo di passare in rassegna alcuni metodi e consigli per prevenire e curare le carie nei più piccoli. 

Quali sono i rimedi per prevenire la formazione di carie?

Prima di parlare di cura delle carie, è bene focalizzarsi prima di tutto sui rimedi per prevenirle. Infatti, come nel caso di carie negli adulti, la cura delle carie richiede un costo anche in termini economici. La prevenzione è quindi importante non solo per mantenere in salute i denti, ma anche per evitare una spesa indesiderata.

Un’efficace misura di prevenzione riguarda la cosiddetta sigillatura dei solchi. Si tratta di una procedura con la quale si applica sulla superficie di masticazione dei denti una resina che impedisce ai batteri di penetrare all’interno del solco, riducendo così il rischio di carie. Questa soluzione necessita però di essere valutata col pediatra, che saprà consigliare la giusta soluzione. In ogni caso consigliamo, come sempre, una quotidiana pulizia dei denti nei bambini. Abbiamo condiviso in questo articolo alcuni consigli importanti sulla corretta igiene orale nei bambini.

Come si cura la carie nei bambini?

Nei casi in cui la carie si è formata, la cura dipende dalla parte del dente colpita: se solo lo smalto, la dentina o la polpa. Se è stato colpito solo lo smalto, si procede con l’asportazione del tessuto cariato e delimitare la parte sana, cui segue la ricostruzione della parte danneggiata. Nel caso in cui la carie raggiunge la dentina e la polpa dentale, sarà necessario eseguire la devitalizzazione. Infine, se il dente cariato è un dente da latte, l’intervento ha delle limitazioni. Questo perché i denti decidui hanno uno strato di smalto più sottile e saranno quindi maggiori le probabilità di dover devitalizzare il dente. 

Conclusioni

Ogni genitore desidera che i propri figli abbiano dei denti sani e forti. Per limitare i rischi, quindi, consigliamo sempre di prestare particolare attenzione nell’igiene orale quotidiana e programmare una visita dal dentista ogni sei mesi per un controllo.

Prenota la visita, scrivi a info@dentalassistancebreglia.it

 

 

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4 Ottobre 2024 RedazioneSalute0

In questo articolo parliamo di un disturbo che interessa gli adulti, ma anche i bambini: il bruxismo notturno, un’abitudine che porta a digrignare – a livello inconscio – i denti durante il sonno. Si tratta di un disturbo piuttosto frequente, che colpisce 3 bambini su 10. Nella maggior parte dei casi scompare spontaneamente con la crescita, in concomitanza al completamento della dentizione permanente. 

È bene chiarire che, ad oggi, non è stata ancora individuata una motivazione scientificamente valida cui attribuire la comparsa del bruxismo. Può avere quindi una serie di concause che possono scatenare l’insorgere del bruxismo. Possiamo però affermare che è un disturbo involontario dovuto ai micro-risvegli, brevi e improvvise interruzioni del sonno. Nei bambini altre cause possono disturbare il sonno notturno, con l’effetto di moltiplicare i microrisvegli e determinando l’insorgenza del bruxismo. 

Quali sono le conseguenze del bruxismo notturno?

Solitamente il bruxismo notturno non presenta alcuna conseguenza. Nei casi più gravi può determinare l’usura dei denti decidui e, più raramente, di quelli permanenti. Si aggiungono disturbi ai muscoli respiratori con mal di testa, ma anche disturbi all’articolazione temporomandibolare.

Come capire se un bambino è affetto da bruxismo?

Prima di tutto bisogna capire se il bambino produce il caratteristico rumore dato dallo sfregamento dei denti. Il rumore sarà quasi metallico, difficile da confondere con altri suoni. Un altro sintomo è legato ad un maggiore livello di stanchezza rispetto al normale: come detto in precedenza, infatti, gli episodi di digrignamento si verificano in corrispondenza di microrisvegli, cosa che compromette la qualità del sonno.

I bambini – ma anche gli adulti – che soffrono di bruxismo potrebbero lamentare anche una sensazione di rigidità muscolare a livello dei muscoli masticatori, che viene erroneamente confusa col mal di testa. Il digrignamento, infatti, sottopone questi muscoli ad un notevole stress, con la conseguenza di avere una continua contrazione muscolare, che può causare questo tipo di sintomatologia.

Cosa fare se il bambino soffre di bruxismo notturno?

Il bruxismo è un fenomeno del tutto indipendente dalla volontà del bambino. Per risolvere il bruxismo, l’approccio terapeutico può essere multidisciplinare. Se la causa è da collegarsi alla malocclusione, una visita specialistica dall’odontoiatra è la scelta consigliata per farsi guidare nell’approccio al problema. Come nel caso degli adulti, si consiglia di intervenire con un bite o appositi apparecchi ortodontici, prima che sia completata la permuta dentaria. A proposito del bite, questo è una placca occlusale in resina da inserire fra l’arcata dentale superiore e quella inferiore. Certamente in questo caso è una buona soluzione, in quanto aiuta a mantenere il giusto spazio occlusale e rilassa i muscoli della mandibola.

Se hai riscontrato in tuo figlio dei sintomi simili a quelli presentati sinora, consigliamo una visita di controllo dal dentista, in modo tale da intervenire per gestire il problema. Per qualunque informazione e per prenotare la tua visita, scrivi a info@dentalassistancebreglia

 

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5 Maggio 2024 RedazioneSalute0

Avete mai sentito parlare di chirurgia ortognatica? L’obiettivo di questa branca dell’odontoiatria è quello di correggere eventuali anomalie delle mascelle per ottenere, oltre alla correzione della malocclusione, anche migliorie dal punto di vista estetico e della respirazione.

A chi si rivolge la chirurgia ortognatica

Si rivolge a quelle persone che presentano una masticazione scorretta, o arcate dentarie mal posizionate. La causa di quest’ultimo si può collegare a squilibri della crescita delle mascelle (mascellare superiore o mascellare inferiore) tali per cui non è sufficiente un solo apparecchio.

Si tratta di anomalie che possono creare una serie di problematiche dal punto di vista della masticazione, dell’estetica, della respirazione e della fonazione. Tra questi:

  • prognatismo con morso inverso
  • morso aperto (impossibilità a chiudere i denti)
  • russamenti
  • mandibola piccola e mento arretrato

Gli interventi vengono solitamente effettuati quando il paziente ha raggiunto l’età adulta. Questo perché si presuppone che le strutture ossee abbiano terminato la loro crescita. Ci sono però dei casi in cui queste operazioni vengono effettuate su pazienti più giovani.

In cosa consiste il trattamento con chirurgia ortognatica?

Il primo passo consiste nell’effettuare la diagnosi. L’ortodontista procede con uno studio accurato del viso, dell’occlusione dentale e delle radiografie del cranio. Successivamente si procede ad impostare un piano di trattamento ortodontico e chirurgico.

Si passa poi alla fase di ortodonzia preparatoria (da 6 mesi ad 1 anno), cui segue l’intervento chirurgico. Gli ultimi passaggi sono la fase di guarigione – circa 2 mesi – e l’ortodonzia di finitura, che richiede dai 3 ai 6 mesi.

Dove viene eseguita la visita?

La visita viene effettuata presso il nostro Studio, dove verranno calcolati i passaggi da eseguire sulla base dell’obiettivo che si vuole raggiungere.






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